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#Namibia, diario di viaggio, day2

Decisamente per caso catapultato in quel della Namibia, racconto il mio primo viaggio organizzato, omadonna, insieme a 2 nipoti: una di 3 anni e un’altro di 5 mesi.
Evito di raccontare l’infernale viaggio da Nairobi via scalo a Jo’burg e arrivo a Windhoek con i nani infernali che fanno sempre il contrario della logica umana. Per fortuna astronza m’aveva avvertito.

Windhoek downtown

Strade pulite, traffico canalizzato, semafori che funzionano, ma che è Africa questa?


Martedi 11 dicembre, partenza da Windhoek direzione Etosha National Park, 450 km per 5h di viaggio, accompagnati dalla guida Markus di etnia Otevo. Incredibile dico io abituato a fare 50km in 2h in Rep Dem Congo.
Un giretto in città mi lascia sorpreso, praticamente una città statunitense o olandese con il sole, marciapiedi, parchi con verde fresca erbetta, segnali stradali, semafori, niente a che vedere con quello che ho visto in altri posti di questo continente.
La Namibia fa 2 milioni di abitanti per un totale di Km², praticamente la seconda minor densità al mondo,

Sorpresi, imbocchiamo la B1 in direzione Okahandja che significa “dove i fiumi si incontrano” ma visto che siamo alla fine della stagione secca l’unica cosa che s’incontra sono i letti sabbiosi.

On the road

B1 verso nord, sempre più impressionato dalla qualità delle strada

 

Fiume

Pare che questo sia il letto di un fiume e che abbia anche l’acqua nella stagione delle piogge

Qui si tiene il più grande mercatino di Art & Craft della Namibia dove si trovano pezzi d’artigianato da tutta Africa. La guida ci avverte che saremo assaliti da venditori ma francamente l’esperienza congolese si rivela utile e pratica e dopo un paio di battute capiscono che non siamo turisti da spennare. Compro cmq una statuetta che mi ricordava qcs ed infatti alla fine scopro che viene dal Congo. Ripetutamente segnali?

Si riparte, tra segnali stradali particolari, nulla estremo che si distende all’infinito, montagne che vengono su dal nulla fino ad arrivare ad un’altra città dal nome ……. che vuol dire “dove si vive bene” oppure “dove c’è la bellezza”. La sorpresa sale sempre più nel fare l’ultima spesa prima di entrare nel parco.

bumba

Attenzione ai facoceri

Supermercato pieno di mercanzia, locali che riempono i carrelli, vestiti bene, alla moda o anche tipicamente. Neanche una carta per terra, pulitissimo. Il sole e una leggera fresca brezza fanno il resto.

La giornata finisce con l’avvistamento di alcuni animali selvaggi prima di arrivare al lodge Namutoni, una vecchia fortezza degli anni 40 trasformata in albergo ristorante con tutti i comfort.

black face impala

Black Faced Impala all’entrata del parco di Etosha

Secretary bird

Il Secretary Bird ha decisamente preso qualcosa ma non so cosa

Buona la prima ci diciamo pensando mentre immergiamo la nana più grande in piscina contenta e urlante nonostante il cartello “Silence”. Si vabbè.

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